BRUNO “CIOCCOLATA”. Ve lo ricordate?

BRUNO CIOCCOLATA

di Salvatore Iodice

Era sempre lì a Vico tofa, li fuori la cantina di don Antonio, si diceva di lui che fosse un ragazzo istruito ma che avesse perso la testa per il troppo studio. Sono sicuro che tutti se lo ricordano almeno quelli che oggi sono quarantenni, mi sembra di vederlo ancora lì con il suo soprabito di cotone chiaro, chiaro si fa per dire perché chi ha conosciuto cioccolata sa che quel giaccone era così sporco che da sembrare di cioccolata, ma non vorrei ricordare questa persona per il suo fortissimo odore bensì per analizzare con voi i suoi tik spasmodici e cioè il suo collo che si muoveva a ripetizione fino a consumarsi a sangue con il suo fare avanti e dietro sulla pattina del cappotto, immobile, con le mani in tasca passava giornate intere senza parlare, la gente gli urlava contro ogni giorno il loro disprezzo facendogli notare quanto puzzasse, come se lui non sapesse della sua condizione, ma quello che io mi chiedo è come mai la gente ha bisogno di gridare il suo disprezzo sul viso di chi come Bruno vive un disagio sociale di altissimo livello, forse si sentono meglio guardando gli altri perire ad un angolo di strada, ma ricordo anche che lui non è mai stato violento con quelle [persone] che comunque gli scagliavano contro le loro frustrazioni.

Bruno non accettava provocazioni, lui era comunque un laureato ed io ho sempre immaginato che in qualche modo lui avesse un bisogno di punirsi ridicolizzando la sua persona pur essendo un privilegiato.

Figure così come quella di Bruno secondo me devono in qualche maniera insegnarci a riflettere sulla nostra società, forse lui non riusciva ad accettarsi o si sentiva in colpa per qualcosa in particolare che sapeva lui da solo, certo è che smise di essere una persona normale e passava le sue giornate a mostrare il suo disagio a tutti quelli che passavano per Vico tofa, ed il risultato era proprio quello che forse lui voleva trasmetterci, cioè il fallimento della società civile che avrebbe dovuto tutelare la sua dignità ed invece tutti si divertivano a sommergerlo di insulti, dandogli ragione sul fatto viviamo a volte in un mondo di merda.

 

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