Fabio Pisacane, i sacrifici e la determinazione per arrivare dai vicoli alla serie A- calcio e quartieri spagnoli

Fabio Pisacane, i sacrifici e la determinazione per arrivare dai vicoli alla serie A

Ho incontrato Fabio Pisacane nel suo locale “PisaDog” in Vico Lungo Teatro Nuovo 31 ai quartieri spagnoli.

Dopo la fine del campionato, Fabio da Cagliari ritorna nella sua Napoli, nel suo quartiere per dare una mano al padre che porta avanti la gestione del locale.

Orgoglio sportivo, e non solo, dei quartieri spagnoli, Fabio, terzino del Cagliari, ha coronato quello che è il sogno di gran parte dei ragazzi di tutti i vicoli: giocare a pallone tra i veri “grandi” del calcio.

Ha lo sguardo arcigno Fabio, come quello di un difensore tosto che deve tenere a bada la furia degli attaccanti avversari, quello sguardo che per forza di cosa deve avere un ragazzo che ha superato mille e più ostacoli per agguantare il suo sogno, lo stesso sguardo che si stampa sul volto, in modo permanente, di chi ha visto sin troppi amici dell’infanzia perdersi per sempre.

Sguardo duro ma cuore tenero perché i sogni si avverano solo a chi può e vuole  condividere gioie e soddisfazioni con gli altri, con la sua città.

-Quanto è difficile riuscire a raggiungere certe vette, quelle del professionismo, quelle della serie A? Per arrivare ad esse oltre alle doti innate che si possiedono cosa occorre?

Sicuramene le doti tecniche non sono l’elemento primario che costruiscono un calciatore.

Dietro ogni calciatore c’è una storia caratterizzata da enormi sacrifici poiché si va incontro a tante difficoltà e tanti ostacoli.

Solo chi riesce ad essere tenace ed avere una forza di volontà superiore alla media riesce a coronare il suo sogno, quello, cioè, di riuscire a cavalcare i campi della massima serie, li insieme ai “grandi”.

-Hai dovuto lasciare sin da giovanissimo la tua città, avendo fatto parte delle giovanili del Genoa, per poi proseguire la tua carriera in giro per l’Italia fino a giungere nel Cagliari, la tua squadra attuale. Quanto è stata dura per un ragazzo molto giovane, e quanto lo è ancora adesso, stare lontano dalla propria città?

Ovvio che ancora oggi la mia città mi manca ma starne lontano è un sacrifico che si fa per il lavoro, per coltivare una passione, per far realizzare un sogno.

Quando il sogno poi è realizzato allora questo va in parte a colmare quel vuoto lasciato dalla lontananza dalla propria casa.

-Al di là dei tuoi rapporti con la città, quali sono invece quelli con la Napoli calcistica?

Non ho mai avuto rapporti con in Napoli calcio, mai una chiamata o un provino.  Come ben sai sin da ragazzino ho dovuto allontanarmi dai miei affetti per poter coltivare il mio sogno.

Il Genoa fu la prima squadra che credette nelle mie potenzialità e quindi è anche grazie a chi mi volle lì che io oggi sono un calciatore professionista.

-Hai 32 anni quindi forse è ancora presto per pensarci ma hai già dei progetti in mente per quando deciderai di appendere le scarpette al chiodo?

Sinceramente no, sono sempre stato una persona che vive alla giornata.

Per programmare il futuro c’è tempo, ora penso esclusivamente al presente.

-Tralasciando il calcio che rapporto hai con i quartieri spagnoli?

Sono casa mia, qui è il mio regno.

Faccio e farò sempre di tutto per cercare di onorali e difenderli. Nel mio piccolo, per quello che ho potuto dare come contributo alla causa attraverso la mia storia, spero di aver dato una mano a far trasparire una faccia pulita di Napoli, una storia fatta di persone che lavorano, fanno sacrifici e danno tutte se stesse.

-Che consiglio daresti ad un giovane ragazzo che vorrebbe intraprendere il percorso calcistico?

No, io non do nessuno consiglio perché non ho alcun merito per poterne dare.

Mi sento però in dovere di dire a chiunque voglia inseguire un sogno, che si tratti di diventare calciatore, ballerino, esperto di arti marziale, artista o altro, di provarci e continuare a riprovarci con ogni singola goccia di forza che si possiede in corpo. Mai mollare.

Che messaggio daresti invece ai ragazzi che scorrazzano tra questi vicoli?

Gli direi di  non perdersi. Spesso in quartieri come questo, che danno, si, tanto, è facile intraprendere una strada sbagliata. Qui i ragazzi crescono in fretta, non c’è tempo per essere bambini.

Allora io chiedo loro di crescere in fretta non solo dal punto di vista delle esperienze ma anche, soprattutto, dal punto di vista di maturazione mentale per poter scegliere una strada nella loro vita che sia lunga, duratura e solida.

 

Fabio De Rienzo 

 

 

 

 

 

 

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