Fuori dal mondo ma in piena città- il mare, il tramonto, la montagna e la notte di mezza estate di una sognatrice

Fuori da mondo ma in piena città

il mare, il tramonto, la montagna e la notte di mezza estate di una sognatrice

“È un posto in piena città, ma allo stesso tempo fuori. Da lì senti il mare parlare, e vedi la Montagna in prima fila, e puoi guardare Napoli da una propositiva diversa. Da lì, la luna piena riempie anche te. È un posto per pochi, anche un po’ proibito.”

 

28 giugno 2018, Napoli.

 

Il tramonto.

 

Quando, su Napoli, il sole estivo di giugno cala, un sentimento ci attraversa dentro tutti. Come in cielo, così in terra – sembra dire. È rosso di passione, è tinta tenue di quiete.

L’anima sembra tranquillizzarsi mentre ascolta il mare sbattere delicamente sugli scogli, avanti e indietro. Avanti e indietro. È questo il moto ondoso.

Le barche al largo ondeggiano sinuose, sembra una danza antica.

Costeggiando le onde, mentre le gambe avanzano, sulla destra, puoi vedere Capri in lontananza. A me pare un coccodrillo, non trovi anche tu?

Le luci dell’isola cominciano ad accendersi, ma sono ancora fioche. Il cielo comincia ad imbrunire, il mare a diventare così azzurro, a tratti fa male agli occhi. Ma non è un filtro che satura i colori, è realtà.

Eppure, non sembra. L’immagine è così vivida, così intensa. Trapassa gli occhi, tocca il cuore, ma non lo ferma ancora.

Guarda davanti a te, ora. Fermati. Fatti fermare il cuore, adesso.

Muori adesso. Rinasco all’istante.

È la Montagna, è la tua identità. Sei giunto.

È commovente il suo staticismo, mentre dentro è tutta fuoco. È lì, ferma, si lascia accarezzare dal mare che, a poco a poco, diventa calmo. Sempre più calmo.

Ti sei seduto? Ne ero certa.

Chiudi gli occhi.

Respira la brezza marina di una fresca serata estiva, ascolta i gabbiani.

Sei sicuro di essere in città?

Se tendi l’orecchio riesci a sentire il suo rumore o ti sembra tutto così lontano? Lontano, sei lontano. Làsciati. Abbandonàti su questo scoglio.

Sta arrivando, guarda.

La notte.

 

È notte di Luna Piena. La salita è rapida, è improvvisa. È uno shock.

Sai attendere il momento in cui tutto sembra perfetto? La posizione adatta, il riflesso sul mare mosso abbastanza da giocare con la luce, il punto di colore giusto, la circonferenza sacra.

Hai atteso, eccola.

La perfezione, la compiutezza, l’unione, ciò che non ha rottura o cesura. Emblema di ciò che non ha inizio né fine, una linea unica le cui estremità si ricongiungono per annullarsi l’una nell’altra: è un cerchio, la forma della Luna, un cerchio luminoso nel cielo che squarcia dentro e riflette sul mare un colore sciolto come acquerello. Napoli sta dipingendo per te.

Come ti senti?

 

La città.

 

Dovresti guardare alle tue spalle.

Girati. Esiste una città dietro di te.

È la tua città.

“E ccase pittate e ‘o castielle, me parla d’o Rre”, dice una canzone di Francesco di Bella. Da qui, puoi vederne addirittura due di castelli. Vedi Santa Lucia? Indicamela con le dita.

E, ancora, la cupola di San Pietro e Paolo, il Palazzo del Re. C’è anche la sua corona se guardi in alto. Alza la testa.

E Parthenope su Megaride, dimmi che la vedi. Guarda come riposa.

Si accendono, una ad una, le luci della città. La senti questa musica silenziosa?

È Napoli di notte.

È l’ispirazione di poeti e cantautori, è una parola d’amore sussurata all’orecchio senza dirne nemmeno una. É la magia di una città misteriosa come questa Luna.

È Parthenope, la Sirena, in continuo sacrificio d’amore, che si dona al suo popolo.

 

Che ora è, perché sono dinanzi al mare, sto giurando, che quasi una preghiera al cielo appare questo posto.

Son serva di questa terra, Parthenope me l’ha donata, e morirò per difenderla.

 

Ylenia Petrillo

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