Guapparia. Dai racconti di Antonio Flauto

Guapparia
La mia femmina non si deve toccare non deve nemmeno essere guardata. Don Carmine ha sgarrato e io gli taglierò la faccia. Sto affilando il rasoio, l’appuntamento è alle cinque in punto fuori da Mutapha il fioraio di Montecalvario. Certe cose si regolano sempre così, i tempi possono pure passare ma l’onore no. Mi preparo. Metto il mio completo blu scuro, camicia bianca, panciotto e coppola rossa, la coppola non può mancare, mio nonno così lo chiamavano nei Quartieri: “Coppola rossa”. Prima di uscire bacio la foto di mia madre. Esco, tutti i passanti che incontro mi guardano e ridono ma cosa hanno da ridere? Se solo ci fosse mio nonno, loro con chi credono di avere a che fare? Dopo la rasoiata che darò a Don Carmine nessuno riderà più. Gli unici che salutano veramente con rispetto sono questi qua, i nuovi arrivati: filippini e srilankesi. Arrivo preciso e Don Carmine non c’è, dovevo aspettarmelo è un cacasotto ma decido di aspettarlo comunque. Sono circondato dai passanti, sono curiosi ovviamente la voce si è sparsa e tutti vogliono vedere questo duello. Attorno a me sento solo grida, fischi, risate e illazioni nei miei riguardi. Non preoccupatevi, sistemato Don Carmine sistemerò pure a voi. Dopo un’ora sento gridare alle mia spalle: “Coppola Rossa!” è Don Carmine. Appena mi volto lui scoppia a ridere mi punta la pistola contro e dice: “Comme si strunz!”.

Antonio Flauto

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