Incendio a Largo Baracche

Incendio a Largo Baracche

di Antonio Flauto

 

Gli accendini sono come i soldi fanno un giro infinito, passano di mano in mano e poi eccoli qui, li troviamo e li stringiamo mettendoli in tasca, cullati da una placenta che solo chi fuma riesce a creare. Una placenta fragile, troppo effimera, che si romperà subito.  Figli voluti ma poi rinnegati, ecco questi sono gli accendini. Buttato sulla panchina di Largo Baracche, verde, gas a metà e con la rotella poco scorrevole ma funzionante.  Il primo tiro si butta tutto dentro il resto è poesia.

Fumare seduti è un po’ scomodo, oggi mi è scomodo, devo godermela la sigaretta, mi sdraio, mi stendo a terra e fumo. I palazzi in cielo formano una croce, forse qualcuno sarà sceso proprio da quella croce a fumare e mi ha lasciato l’accendino .

Chissà, dovrei ringraziarlo ma non lo faccio, non voglio pensare a nulla, voglio solo fumare.

Mi brucio le dita, la sigaretta è finita. Mi rialzo e riposo l’accendino verde sulla panchina, mi è venuta voglia di bere.

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