L’Abbraccio silenzioso dei Quartieri Spagnoli

Correva l’estate del 1998 quando con la mia famiglia ci trasferimmo tra questi magici vicoli e, sebbene avessi solo 5 anni, ricordo gli storcimenti di naso delle varie persone alle quali i miei comunicavano la decisione. Del resto vent’anni fa, agli occhi dei più, poteva sembrare davvero bizzarro che una famiglia tipicamente “borghese” potesse prendere una decisione del genere. Da allora è iniziato il mio iter che mi ha portato oggi, dopo vent’anni, ad essere estremamente riconoscente per questa scelta. I Quartieri Spagnoli sono un mondo a parte, dove i luoghi comuni si capovolgono, un luogo nel quale i “ben pensanti” sono portati a credere che chi abbia una famiglia alle spalle, che ti faccia studiare e non ti faccia mancare nulla, possa camminare a testa alta e guardare tutti dall’alto in basso. Ma qui no, qui non è così, qui si vive con una sorta di “timore reverenziale” (nella sua accezione migliore) nei confronti di quelle facce, quegli sguardi, quegli occhi a cui nessuno ha regalato nulla di ciò che hanno e si sono guadagnati. Qui ti confronti e ti rapporti con la strada e, così come a scuola, se sai ascoltare e capire cresci e ti arricchisci.
E già immagino cosa starà passando nella mente del lettore: e quindi? Di cosa ci vuoi parlare? Di quanto ci si senta un pesce for d’acqua quando si arriva da fuori e si decide di vivere qui?
NO, esattamente il contrario. Qui ti confronti e ti rapporti con la strada e, così come a scuola, se sai ascoltare e capire cresci e ti arricchisci. Punti di vista alternativi che in questa società sedicente moderna, ma ancora così irrimediabilmente legata a logiche classiste, ti vengono venduti come sbagliati a prescindere, ma così non è. Tra questi vicoli si respira un senso di collettività latente, sopito, che attende solo di essere svegliato. Ed esperienze come quelle di questo blog, vanno esattamente in questa direzione, dare voce a tutti: tante voci diverse che si mischiano, si contaminano, e contribuiscono a smuovere la coscienza di tutti coloro che hanno a cuore il risorgimento di questo magico quartiere, così come di tutta la città.
Su tutti, un episodio mi ha aperto gli occhi sul valore che abbia vivere qui. Il giorno della scomparsa di mio padre, camminando verso la chiesa di sant’Anna di Palazzo, io che a 18 anni ero ancora totalmente frastornato dall’accaduto, ho potuto apprezzare l’abbraccio e la vicinanza di tutte quelle persone. Anche persone con le quali probabilmente non avevo mai scambiato mezza parola, ma che in quel momento, quasi come se avvertissero che avessi bisogno del massimo sostegno possibile, con una parola, uno sguardo, una carezza mi hanno fatto capire davvero l’essenza dell’essere parte di questa grande famiglia. Ed è questo l’abbraccio silenzioso dei Quartieri Spagnoli, un abbraccio che ti avvolge sempre, senza che tu te ne accorga, e che si palesa nel momento del bisogno.

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