(Ri)Nato ai quartieri spagnoli – Introduzione alla rubrica “Vita da quartiere”.

-Ma qual è la verità? Quello che penso io di me o quello che pensa la gente o quello che penso quello la lì dentro?
-Eh eh cosa senti dentro di te? Concentrati bene. Cosa senti, eh?
-…sì sì, si sente qualcosa che c’è.
-È quella la verità ma shhh non bisogna nominarla perché appena la nomini non c’è più.
No, non ho perduto il senno, non ancora, direi, anzi, che non sono mai stato così pienamente consapevole e convito delle mie azioni e dei miei pensieri, e, soprattutto, della stretta concatenazione delle due cose. Ciò che vi ho fatto leggere sopra, altro non è che un mio (solo mio?) costante e fisso pensiero e soliloquio interiore che ho rappresentato utilizzando un dialogo “rubato” ad un verde Totò ed un giovane Ninetto Davoli in uno spezzone di “Che cosa sono le nuvole?” di Pier Paolo Pasolini.
Per anni, tanti anni sono stato alla continua e spasmodica ricerca di un’identità, di un tassello sociale da occupare, di una maschera che mi calzasse, anche non proprio alla perfezione, da poter togliere solo di notte, di una risposta che credevo dovesse arrivare da lontano, chissà da chi, chissà da dove, di un qualcosa che avrebbe dovuto accontentar me accontentando gli altri.
Gli anni son passati e la risposta è finalmente giunta ma non è venuta da lontano, né dagli altri, ma neanche da me, anzi a ben dire non è venuta, così dicendo userei un’espressione errata, era già li, li ad aspettarmi sotto un sottile ma resistente strato di ansie e paure. Questo strato a mo’ di mantello, forse, non può essere strappato e gettato via, questo no, ma lo si può rivoltare, è un mantello double-face e lo si indossa al contrario trasformando ansie e paura in forza ed energie positive.
La verità sotto al velo di paure era rappresentato, appunto, dalle istruzioni su come poter utilizzare il mantello alla rovescia e tali istruzioni le ho trovate, come dicevo, non lontano, ma dove è tutto è cominciato, dove sono nato, qui ai quartieri spagnoli.
Sono nato tra questi vicoli e son cresciuto, guardando dall’alto, dal basso di mia nonna, l’evolversi di una napoletanità veloce, sempre in mutazione ma ugualmente radicalmente incatenata al cordone ombelicale della tradizione, come uno scooter che sfreccia, gira e gira tra i vicoli, senza sosta, per poi ritornare sempre al punto di partenza.
Ho trascorso tanti anni lontano dai quartieri, ho cambiato tante abitazioni, ho traslocato tante volte, ho anche lasciato Napoli per un periodo e così le mie origini pian piano hanno cominciato ad occupare solo un angolino nella mia mente. L’angolino col passare del tempo si è impolverato, ricoperto di ragnatele, lasciato al buio e alla noncuranza.
Sei mesi fa qualcosa è cambiato, ho dapprima cominciato a togliere qualche ragnatela, poi a spolverare per poi alla fine raccogliere tutto ciò che era ammassato nell’angolino per sistemarlo nella parte centrale, più ampia ed illuminata, della mia mente.
Sei mesi fa presi una decisone: fare informazione e comunicazione raccontando il bello della nostra città perché io essendo un napoletantico (contrazione di napoletano e romantico) sono spinto dall’amore per l’amore perché’ tutto ciò che riguarda le bellezze, contradditorie, vertiginose, dopanti, esaltanti della nostra città non sono altro che il frutto dell’amore, dell’uomo e della natura.
Seguendo la scia vaporosa e leggera dell’amore sono giunto, senza neanche accorgermene, sui quartieri spagnoli e così quel vapore leggero e dolce penetrandomi dalle narici ha inondato il corpo impossessandosi del mio essere.
Ogni persona incontrata, ogni intervista fatta, ogni storia umana conosciuta ha alimentato il mio embrione d’amore facendolo pian piano crescere e sviluppare ed ora questa creatura, fatta di sentimenti e convinzioni, è pronta per venir alla luce.
Oggi porto a termine questo parto d’amore attraverso questa nuova rubrica che posso realizzare grazie alla fanpage Quartieri Spagnoli, che hanno voluto coinvolgermi nel loro progetto di crescita comunicativa, informativa e costruttiva per i quartieri.
Questa sorta di giornale virtuale sarà un mezzo per poter raccontare la vita del quartiere attraverso gli occhi, le voci e le azioni di chi popola questi vicoli, di chi realizza progetti importanti e anche di chi non ha mai avuto voce in capitolo perché il quartiere è di tutti e chiunque senta stretto il senso di appartenenza , chiunque ami le sue origini, chiunque vuol capire o far capire ciò che queste strade rappresentano può e deve avere un megafono virtuale per gridare alla piazza social le sue ragioni.
Daremo vita alla comunicazione del quartiere attraverso interviste , racconti di storie di vita, i sapori della cucina locale, l’attualità, gli eventi , le attività sociali ma soprattutto questa rubrica rappresenterà un diario sensoriale che farà vivere il quartiere anche a chi non l’ho mai vissuto , a chi non lo conosce, a chi non ha mai visitato Napoli , a chi ancora ne ha timore, a chi ne è ossessionato restando legato a luoghi comuni, a chi lo ama, chi lo odia, chi ne fa parte , chi ne è lontano. Il quartiere è di tutti ma in questo modo, almeno è ciò che ci proponiamo, diventerà, quantomeno, di TUTTI + UNO.
Sentirete gli odori provenire dalle case, che inondando i vicoli, ascolterete come una musica da camera i rumori di un quartiere che non dorme mai, guarderete mascherandovi il viso per non restare abbagliati le immagini di questa parte di città che, come altri quartieri, è l’essenza della napoletanità. Vi emozionerete, vi rilasserete, vi divertirete e immedesimerete. Forse qualche volta vi annoierete, o almeno così sarà per qualcuno, quando si racconterà una storia forte, ma sarà il piccolo prezzo da pagare per entrar a far parte, anche se solo virtualmente, della vita appassionata dei quartieri.
Io sono nato e rinato sui quartieri ma ancora faccio un po’ di fatica a muovermi con disinvoltura, aiutatemi ad orientarmi, indicatemi la strada, non la più breve, la più bella per giungere all’amore.
Grazie.
Fabio De Rienzo

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