Scavando al Rione Sanità-storie di una Napoli incantata

scavando nella mente di una sognatrice

Addò se scava se scava, a Napoli, se trova sempe coccose.

Il Signor Vincenzo ha scavato in casa sua, o meglio di suo nonno. Il nonno faceva un antico mestiere in questa “casa e puteca“: lavorava il baccalà all’interno di grosse vasche, faceva il baccalaio e negli anni ’40 era talmente forte che rivendeva a tutti i commercianti del Rione Sanità.

È qui, nella Sanità, che ogni abitazione della città di Napoli, nel Seicento, epoca di costruzione di questi “vasci”, si poteva attingere acqua dalla cisterna sottostante tramite un pozzo a cui aveva accesso una classe di liberi professionisti, i pozzari.

Il personaggio del pozzaro, re della Napoli sotterranea, che aveva libero accesso a tutte le case mediante i pozzi, è quello che ha dato origine alla leggenda partenopea più famosa di tutte: ‘o munaciello. Spirito buono o cattivo che si occupava più della padrona di casa che della rete idrica e che usava le vie sotterranee, ben conosciute, per sparire o apparire sotto il mantello da lavoro che, nella penombra, somigliava al saio di un monaco. Una commedia eduardiana, una leggenda che si perde nel nostro immaginario di popolo.
Oggi potrebbe essere l’idraulico, per capirci, anche se i mantelli da lavoro non si usano più.

E così, al civico 106 di Via Fontanelle, tra pietre e acque, grotte scavate nel ventre di tufo giallo, tra leggende e vita familiare, tra reperti maiolicati e utensili ritrovati, il Signor Vincenzo ha aperto al pubblico, gratuitamente, non solo la propria di storia ma anche parte della storia di quella Napoli sotterranea che viaggia sempre parallelamente alla Napoli soleggiata in superficie.
In un quartiere dalle potenzialità immense quale la Sanità, Acquaquiglia del Pozzaro, è restituzione del passato, rinvenimento nel presente e speranza per il futuro.

Se ci andate fate un favore a lui, e soprattutto a voi stessi.

Ylenia Petrillo