Speaker Cenzou ovvero come e quando un “super-eroe” scopre i suoi super-poteri – Intervista ad un “super-rapper “

Speaker Cenzou ovvero come e quando un” super-eroe” scopre i suoi super-poteri

Intervista ad un “super-rapper “

Vincenzo Artigiano, alias Speaker Cenzou, il ragazzo di San Gaetano che ha fatto del rap la propria missione si racconta, o meglio racconta una parte di sé, una parte della sua lunga carriera artistica, in un’intervista.

Dagli esordi da giovanissimo in collaborazione con i 99 Posse, passando per La Famiglia ai progetti in proprio, dal rap infuocato insieme ai Sangue Mostro al suo Libro “Ammostro” ne ha fatta di strada Speaker Cenzou, tanto da avere una visione chiara, un’idea netta sul panorama musicale partenopeo e soprattutto sul proprio cammino, quello già percorso e quello da cominciare.

Enzo non è un rapper, o meglio non è semplicemente uno che fa rap, è una mitragliatrice di parole e concetti che però non ti inchiodano al tuo sedile di autocommiserazione ma ti sobbalzano dalla tua postazione radicata nella piattitudine, tra tristezza e noia, per scaraventarti nel magico mondo, da visioni fumettistiche, dove l’aria è elettrica, dove ciò che scorre nelle vene è pura energia.

Per ascoltare Enzo devi essere preparato al rally. Brusche frenate, accelerazioni improvvise, derapate, curve a gomito, strappi improvvisi, motore che picchia in testa. Sei pronto?

-Partiamo dal tuo ultimo progetto, il tuo libro “#Ammostro” con la prefazione di Enzo Avitabile.

Arrivato alla meta dei 40 anni ho sentito fortemente l’esigenza di raccontare la mia storia sia per un mio resoconto personale e sia per poter lasciare un’impronta nella scena musicale napoletana. In questi tempi dove tutto viene digerito con una velocità ed una superficialità impressionanti ho creduto di dover dare dei chiari messaggi ai posteri ma anche, e soprattutto, a chi ha seguito tutto il mio percorso artistico e con il tempo si è posto una serie di interrogativi.
Ho messo le risposte in questo libro credendo che possa essere qualcosa di interessante da leggere ed inoltre ho voluto, con esso, tirar le somme del mio percorso sin qui.
Sinceramente avevo cominciato a mettere su carta i miei pensieri non per farne un libro ma perché avevo proprio bisogno di fare delle riflessioni ma in seguito, fatto leggere ciò che avevo scritto ad un amico, che sarebbe poi diventato il mio editor, Krom, si è deciso di pubblicare il libro.
È un libro che racconta di me; che attraverso me racconta un’era e una parte di Napoli;, che, attraverso il racconto di un’era, parla di me. Storie, vicende e personaggi che si intrecciano. Più che una biografia un’antologia corale, come dice la quarta di copertina.

-Attraverso il libro sei riuscito a raggiungere il tuo scopo “egoistico”, cioè hai davvero potuto tirar le somme?

Assolutamente sì. Già in corso di scrittura mi rendevo conto che gli eventi che continuavano a susseguirsi nella mia vita, artistica e privata, seguivano la scia lasciata dagli avvenimenti già raccontati e che stavo per raccontare. Il libro è stato uno sprono ad intraprendere il percorso che mi ero scelto. Insomma questo progetto è stato uno specchietto retrovisore per controllare il percorso del mio passato e al tempo stesso una segnaletica per la strada da seguire nel futuro.

-Hai parlato di futuro ma ora riavvolgiamo per un attimo il nastro del tempo: quand’è che Vincenzo Artigiano comincia ad assumere le sembianze di Speaker Cenzou?

Sin da giovanissimo, anche se all’epoca non avevo consapevolezza della identità in cui i miei “poteri”, o talento come la gente usa chiamarli, mi avrebbero potuto trasformare. Più in là ho poi capito come veicolare e utilizzare al meglio i miei poteri per poter essere un ben definito “super-eroe”.
Ho usato espressioni come “poteri” ed “super-eroe” perché amo fare questo parallelo con i super-eroi dei fumetti che dapprima scoprono i loro super poteri senza però averne dimestichezza e consapevolezza piena per poi averne una totale padronanza.

-Poteri, super-eroi, trasformazioni. In realtà Speaker Cenzou quando si è esibisce da davvero una metamorfosi, anche nella voce. In alcuni brani o pezzi di essi possiamo ascoltarti attraverso quella che è la tua voce naturale mentre altre volte prediligi una voce alterata, costruita. Come mai?

Sono voci che mi appartengono entrambe, sono parti differenti di me. Prediligo l’una o l’altra a seconda del contesto musicale ed emotivo.

-La scena rap napoletana ha una marcia in più?

Non credo che sia un discorso realista. Vedi, nella nostra musica, non solo rap ma di qualsiasi genere, c’è molto talento e creatività ma per troppo tempo ci siamo rimpinzati di campanilismo e abbiamo dormito sugli allori, forti delle nostre auto-proclamazioni sull’essere i migliori. Nonostante il talento intrinseco gran parte dei nostri artisti non sono mai riusciti a crearsi un percorso netto e determinato.
Facendo un discorso molto cinico, dico che i numeri, che è ciò che poi alla fine conta, danno ragione ad altre realtà e non alla nostra.

-Sei sempre stato autore, o comunque partecipe, di progetti che hanno divulgato messaggi importanti per Napoli. Che tipo di messaggio ti riproponi di dare con il tuo rap?

Di non arrendevolezza, innanzitutto. Anche di determinazione, di proseguire nonostante le difficoltà; di guardare sì al passato, alle nostre tradizioni ma senza malinconia ma con la voglia anche di rielaborare e di innovare.
Ciò che però è sempre stato il mio motore è il poter essere utile alle persone afflitte.

 

Fabio De Rienzo

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